Un paziente affetto da cuore univentricolare, l-TGA
e stenosi polmonare severa in destrocardia e situs solitus fu sottoposto
all’età di 2 anni (1974) ad intervento palliativo di anastomosi
di Potts (aorta discendente - arteria polmonare sinistra). All’età
di 15 anni (1987) furono eseguiti l’intervento di Fontan e la chiusura
dell’anastomosi di Potts. Dopo 6 mesi, si sviluppò un grave scompenso
cardiaco secondario a stenosi dell’arteria polmonare sinistra nella sede
della precedente anastomosi di Potts. Fu sottoposto ad angioplastica con
palloncino con risoluzione della stenosi. Dopo 5 anni (1994) ricomparve
uno scompenso cardiaco secondario alla recidiva della stenosi dell’arteria
polmonare sinistra. Fu impiantato uno stent con risoluzione totale dell’ostruzione.
Nel Dicembre ‘96 (all’età di 24 anni) di nuovo comparvero segni
di scompenso cardiaco. Il cateterismo cardiaco con angiocardiografia evidenziò
una regolare pervietà dello stent ed un significativo shunt sx-dx
tra l’aorta discendente e l’arteria polmonare sinistra nella sede della
pregressa anastomosi di Potts. La comunicazione fu chiusa completamente
mediante il rilascio di una spirale di acciaio a distacco controllato (MWCE
5-PDA-5 COOK Cardiology). Nelle settimane successive vi fu una regressione
dei segni di scompenso cardiaco.
In questo caso di cardiopatia congenita complessa sono
state necessarie diverse procedure di cateterismo cardiaco interventistico.
E’ verosimile che la riapertura dell’anastomosi di Potts sia avvenuta in
conseguenza dell’applicazione dello stent e della trazione da esso esercitata
sulla zona dell’arteria polmonare sinistra dove sboccava l’anastomosi di
Potts.
Nel nostro caso l’utilizzo di una spirale del tipo usato
per chiudere un dotto di Botallo si è dimostrato efficace nel chiudere
completamente la comunicazione tra aorta discendente ed arteria polmonare
sinistra.