STENTING NELLE CARDIOPATIE CONGENITE: NUOVE INDICAZIONI
 G. Santoro**, R. Violini*, M.G. Russo**, C. Mauro*, G.Pacileo**, I. Cerino*, R. Calabro’**
* Divisione di Cardiologia - Az. Ospedaliera Monaldi - Cotugno ** Cattedra di Cardiologia Pediatrica - Seconda Universita’ degli Studi - NAPOLI

 Lo stenting e’ un moderno approccio non chirurgico al trattamento delle cardiopatie congenite: rami polmonari e vene sistemiche sono la sede piu’ frequente di impianto, ma in letteratura sono riportate altre indicazioni particolari. Segnaliamo due casi da noi trattati, con indicazioni peculiari: la recoartazione aortica e la subocclusione di uno shunt in Gore-tex.

Caso n. 1: paziente di 9 anni, gia’ sottoposta a intervento di coartazione aortica con correzione termino-terminale, recidivata dopo 2 anni con gradiente di 45 mmHg. Il risultato dell’ angioplastica percutanea era inadeguato per evidente recoil, per cui abbiamo impiantato uno stent PS 308, con catetere dilatatore 10 x 40 mm. Poiche’ la presenza di marcata dilatazione aneurismatica post-stenotica non permetteva un’ adeguata adesione della porzione distale dello stent alla parete aortica, abbiamo effettuato gonfiaggio con duplice pallone (10 x 40 + 8 x 20 mm), posizionando il secondo pallone solo nella porzione distale della protesi, determinandone la dilatazione " a campana ". Si sono ottenuti cosi’ sia l’adesione completa dello stent alla parete, sia la marcata riduzione del gradiente (3 mmHg) . Dopo un mese il gradiente residuo eco e’ 10 mmHg.

Caso n.2: paziente di 16 a., affetto da atresia polmonare con DIV e rami polmonari non confluenti, giudicato non suscettibile di correzione radicale. Lo shunt tipo BT modificato dx, eseguito a 13 a. come palliazione definitiva, presentava stenosi diffuse e severe.
Abbiamo proceduto all’impianto diretto di Wallstent coronarico, completando la procedura con il rilascio di uno stent Multilink all’anastomosi prossimale. Contemporaneamente, per ridurre l’aggregazione piastrinica, veniva somministrato abciximab in bolo con successiva infusione continua per 12 h. Si otteneva ottimo risultato finale con incremento della saturazione aortica da 62% a 85%
A 6 mesi dalla procedura la saturazione sistemica e’ immodificata.

I due casi dimostrano che lo stent puo’ trovare indicazioni particolari, creando le premesse per un’ interessante espansione della metodica.



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