CHIUSURA PREMATURA DEL DOTTO DI BOTALLO DOVUTA ALL’ASSUNZIONE DI FAN IN UNA GRAVIDA A TERMINE
R.M.Bini*, R. Puddu+, R.Tumbarello§
Divisioni di Pediatria*, Ostetricia e Ginecologia+ e Servizio di Emodinamica§, Azienda Ospedaliera G.Brotzu-Cagliari

 La pervietà del dotto arterioso (DA), durante la gestazione, è mantenuta da prostaglandine(PGE) prodotte localmente e da quelle circolanti. Verso il termine di gravidanza le pareti del DA diventano meno sensibili all’azione delle PGE e più sensibili all’azione vasocostrittrice di agenti quali gli inibitori della sintetasi delle PGE. Questo caso clinico descrive i reperti ecocardiografici di un feto a termine (38^settimana), la cui madre era in terapia con agenti antinfiammatori non steroidei da circa 5 giorni per una sintomatologia dolorosa muscolo-scheletrica. I reperti di marcata dilatazione e disfunzione del ventricolo destro vennero individuati durante una ecografia di routine e condizionarono il riferimento della madre al nostro centro. La diagnosi differenziale veniva posta con cardiopatie strutturali quali: displasia della tricuspide, coartazione istmica dell’aorta, stenosi valvolare polmonare o con cardiomiopatia. La cardiopatia più difficile da escludere fu: la coartazione istmica dell’aorta. I reperti ecocardiografici che consentirono di formulare la diagnosi corretta furono la presenza di un gradiente significativo tra arteria polmonare ed aorta discendente attraverso il DA ristretto ed assenza di gradiente attraverso l’istmo aortico ben visualizzato anche morfologicamente. Venne fatta diagnosi di chiusura prematura del DA e posta indicazione al parto operativo d’urgenza. Il neonato di 3,5 Kg, con Apgar 8/9, non mostrava segni di scompenso congestizio. All’ecocardiogramma il ventricolo destro era dilatato, ipertrofico, ben contrattile, il DA chiuso. La pressione in ventricolo destro era di circa 50 mmHg. La correttezza della diagnosi fu di notevole rilevanza clinica in quanto consentì di procedere con il parto operativo ed evitò il trasferimento urgente della madre verso un centro di cardiochirurgia pediatrica, come inizialmente ipotizzato. CONCLUSIONI: l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei nelle gravide a termine deve essere somministrato con cautela e sotto stretta monitorizzazione della pervietà del DA.



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