La principale complicanza dopo intervento di Switch arterioso
(ASO) è costituita dalla stenosi sopravalvolare polmonare, spesso
per stiramento delle arterie polmonari secondaria alla manovra di Lecompte.
L’angioplastica percutanea ha offerto risultati modesti mentre l’impianto
di stent endovascolari potrebbe costituire l’approccio terapeutico elettivo,
fornendo un supporto rigido al vaso ed impedendone la recoartazione elastica
dopo la dilatazione. In questo studio abbiamo confrontato i risultati dell’angioplastica
e dell’impianto di "stent" endovascolare nel trattamento della stenosi
post-chirurgica delle arterie polmonari secondaria ad ASO. Dei 79 pz sopravvissuti
ad ASO, 13 sono stati sottoposti a cateterismo cardiaco interventistico
per stenosi post-chirurgica delle arterie polmonari. In 12 pz è
stata eseguita l’angioplastica percutanea primaria (in 5 casi bilaterale)
mentre 1 è stato sottoposto ad impianto primario di "stent" endovascolare.
L’angioplastica è stata efficace in 2 pazienti mentre i restanti
sono stati sottoposti ad impianto di "stent" (4 pz, 6 procedure), ad intervento
chirurgico (1 pz) o sono in attesa di nuove procedure terapeutiche (5 pz).
Dopo angioplastica percutanea il diametro della stenosi è aumentato
da 6.2± 1.7 a 6.7±
1.7 mm (p=NS), il gradiente transtenotico si è ridotto da 34.9±
4.5 a 31.9± 6.6 mmHg (p=NS) ed il rapporto
VD/aorta è passato da 0.7± 0.2
a 0.6± 0.2 (p=NS). Dopo impianto di "stent"
il diametro delle stenosi è aumentato da 5.3±
1.9 a 11.8± 2.4 mm (p<0.001), il gradiente
transtenotico si è idotto da 41±
1.9 a 13.9± 7.6 mmHg (p<0.05 ed il
rapporto VD/aorta è passato da 0.7±
0.2 a 0.5± 0.1 (p=NS). Nel complesso,
l’efficacia dell’efficacia dell’angioplastica è stata del 23% rispetto
al 100% dell’impianto di "stent" (p<0.001), per cui quest’ultima metodica
dovrebbe essere considerata la terapia di scelta nella stenosi dei rami
polmonari secondaria ad ASO.